Dovrei per rigor di logica enfatizzare il menù che finalmente si allontana da pokè e sushi newage ed enfatizza l'italianità: lo spaghetto nelle sue declinazioni più tradizionali è ça va sans dire, magistralmente eseguito. Segue una selezione della materia prima che sappiamo essere una costante dello chef Calviello, le porzione abbondanti, assolutamente non scontato e soprattutto un ragionevole rapporto qualità-prezzo.
Ma.
Ma a suscitare l'entusiasmo due categorie a parte:
2- le zuppe che variano con frequenza secondo stagionalità.
Avete presente quelle persone che davanti ad un'opera di Fontana o di Pollock (la lista potrebbe essere lunghissima, in realtà) affermano con candida presunzione "questo lo so fare anche io"? Ecco, non è mia intenzione paragonare il nostro affezionato cuoco ai grandi della pittura (sentite il suono dei violini in lontananza?) però so che c'è tra di voi qualcuno che pensa "andare al ristorante per una zuppetta?". Beh, è un'esperienza che vi consiglio con entusiasmante convinzione.
Dovrei aggiungere altro, saltando dalla carta vini alla professionalità del servizio ma ho già azzardato molto oggi e soprattutto non vogliamo che il giocoliere professionista si monti la testa.
Non potrei vivere senza circo! Moira Orfei
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